Un momento del giorno dedicato a Maria: mezz’ora dopo il tramonto. Quindi ‘a sole calato’ ci si fermava, la campana suonava l’Angelus, le città chiudevano le porte, e si pregava la Madonna di benedire il nuovo giorno appena iniziato.
Il momento dell’Ave Maria era quindi sempre alle XXIIII e mezzo, appena trascorsi trenta minuti dall’inizio del nuovo giorno.
Se a noi oggi l’ora italica ci sembra una gran confusione, proviamo a invertire il punto di vista, mettiamoci nei panni di una signora veramente esistita: la cugina di Casanova. Abitava a Parma e visse il traumatico cambio voluto da Napoleone tra l’’ora italica’ e le nostre ‘ore moderne’. Nella zona in cui abitava si adottava la variante che prevedeva il conteggio delle ore a partire dal crepuscolo (mezz’ora dopo il tramonto), insieme al suono dell’Angelus. Quando Napoleone sconquassò le sue abitudini, la signora si sfogò:
‘ Tra l’altro, siamo in uno stato di confusione incredibile: tanto per dire, da tre mesi non c’è più nessuno a Parma che sappia l’ora. Da che mondo è mondo, il sole è sempre tramontato alle ventitré e mezzo e alle ventiquattro si è sempre detto l’Angelus, e tutte le persone per bene sapevano che a quell’ora si accendeva il lume. Adesso non si capisce più nulla. Il sole è ammattito: tramonta ogni giorno a un’ora diversa, e i nostri contadini non sanno più a che ora devono venire al mercato. Chiamano questo un regolamento, ma sa perché? Perché adesso tutti sanno che si pranza alle dodici. Bel regolamento! Ai tempi dei Farnese si mangiava quando si aveva fame, ed era molto meglio”.
(Casanova, Memoires 1789-1798)